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Vasco ammette: bisogno di riabilitazione

Written by on March 27, 2012

”I medici parlano di un periodo di almeno un anno prima di poter pensare ad un recupero completo”. Vasco Rossi ha scelto ancora una volta Facebook, che da mesi e’ il suo canale privilegiato per dialogare con i fans e con il mondo, per spiegare tra ironia e confessione il lavoro e le sofferenze, non solo artistiche, che hanno portato alla realizzazione di ‘L’altra meta’ del cielo’, il balletto in quattro atti ispirato dalle donne della sua ultratrentennale discografia che debuttera’ alla Scala di Milano il 31 marzo, con repliche fino al 13 aprile. Gli stessi ballerini del corpo di ballo della Scala hanno fatto a gara per far parte dello spettacolo, con le coreografie di Martha Clarke.

”Cantare le canzoni e’ stata una vera impresa”, ammette il Blasco, ”e’ stato uno dei periodi piu’ difficili della mia vita”, poi pero’ ”un mese di sofferenza e’ esploso in un minuto di totale e completo trasporto artistico. Cinque canzoni in un pomeriggio e tutte perfette. Un vero miracolo di Padre Mio. Una cosa incredibile, impossibile, inimmaginabile”. Il rocker di Zocca non nasconde ”le vicissitudini che tutti conoscete… I tre esami diagnostici con anestesia totale, i sei mesi di antibiotici e la mia veneranda eta’ (60 anni compiuti il 7 febbraio, ndr) incidono e incideranno ancora molto sulle mie facolta’ psicofisiche. Ho dovuto calcolare le forze e le energie: ore di sonno, momenti di risveglio e preparazione, combattendo con un fastidioso raffreddore che spesso non mi permetteva di respirare.

 Le prime settimane – ammette – sono state una serie di frustranti insuccessi”. Per ricantare le 13 canzoni del progetto Scala, riarrangiate da Celso Valli in chiave classica-pop, Vasco ha affittato l’ultimo piano di un albergo alla periferia di Bologna e impiegato un mese e mezzo, dai primi di gennaio a meta’ febbraio. ”E’ stata un’esperienza tra le piu’ dure e difficili della mia vita”, confessa. ”Entrare nel clima diverso creato da Celso – spiega – e interpretare la canzone con la stessa emozione e le stesse intensita’, mantenere il senso del testo in un ambiente musicale cosi’ diverso e fare in modo che non perdessero la loro identita’ non e’ stato facile. Tutto cio’ era gia’ una sfida notevole. Difficile e interessante”. Ma il problema piu’ grave ”era il mio stato di ‘convalescente’ che non mi permetteva di avere l’energia solita e necessaria”.

”Non riuscivo a trovare la combinazione giusta degli elementi… energia… voce… e convinzione. Non ero ancora riuscito a cantare neppure una canzone dopo quattro settimane. La faccenda stava diventando tragica. La tensione, la nevrosi, la paura di non riuscire si stavano impossessando del mio spirito malandato e fragile. Un momento – dice ora Vasco – veramente terribile, pieno di frustrazione, abbattimento, avvilimento, mortificazione e sconforto”. Poi un giorno ”tutti i fattori si sono improvvisamente ritrovati e, impastati da una buona dose di disperazione, mi hanno spinto a cominciare a cantare con enorme tensione la prima canzone. Alla fine Nicola (fra i piu’ stretti collaboratori, ndr) mi dice ‘sembra che vada bene! E’ venuta benissimo. A quel punto dico ‘mettine su un’altra subito’. Risulta perfetta, anche questa senza una minima pecca.

 Un’interpretazione fantastica. Non credevo alle mie orecchie. Dico a Nicola ‘dai proviamone un’altra!’… e poi un’altra e poi un’altra. Cinque canzoni in un pomeriggio, tutte perfette. Roba da pazzi! Non dimentichero’ mai questo periodo”.

 [fonte: ANSA]


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