Tutti piangono Pino
Written by Administrator on January 6, 2015
La notizia è stata lanciata da Eros Ramazzoti, che ha affidato a un tweet l’annuncio della perdita di un collega, ma ancor prima di un amico. E’ questo l’aspetto che mi ha colpito in questi giorni funestati dalla triste notizia della morte di Pino Daniele: un rincorrersi di ricordi che parlano di un uomo, che poi era anche un grande artista.
Gli articoli e i commenti si sprecano, aggiungere qualcosa al già detto diventa uno scivolo verso la retorica, però non posso astenermi dallo scrivere alcune riflessioni emerse girando per i social in queste ore.
Che tutti siano amici di chi ci ha appena lasciati, è pessima prassi ormai diffusa, ne abbiamo avuto la prova in un passato troppo recente, quando è venuto a mancare Mango, grande altra firma della musica italiana, morto da artista su un palco, scusandosi con il pubblico, che nella realtà era tenuto lontano dai grandi palchi già da un pezzo. Ma la percezione che ho leggendo i saluti che il mondo della musica ha tributato in questi giorni a Pino Daniele, mi arriva come autentica e non opportunista. I grandi Musicisti, nati dal live e cresciuti senza perdere il rispetto per la Musica e per il pubblico, fanno riemergere momenti di condivisione, ricordi di una personalità discreta e così presente nella vita reale. Ognuno ha un aneddoto, una fotografia speciale, una frase che non dimenticheranno. Lo chiamano amico, lo chiamano fratello, lo chiamano maestro.
Allora mi viene da pensare che quando si dice che il blues ha perso il suo rappresentante italiano, si dice una grande verità, dove Blues significa un modo per interpretare la vita. Un carico di amore per la propria terra e per tutti i luoghi fisici e mentali che vogliono vivere liberi, un modo di dare vita alla musica partendo dal proprio intimo per arrivare a raccontarla sul palco.
Ecco allora che la solitudine del bluesman diventa condivisione con chi riesce a entrare nel mood senza troppe sovrastrutture. Ricordo ancora la bellezza del tour che lo ha visto protagonista con Fiorella Mannoia, Francesco De Gregori e Ron: quattro grandi professionisti della musica, capaci di salire sul palco con la stressa voglia di suonare che si ritrova in qualche jam session genuina, dove ognuno dà e prende qualcosa e che si risolve in un sorriso a fine pezzo.
Nel suo sito ufficiale Pino Daniele viene definito “Il nero a metà, l’americano della nuova Napoli che sognava di veder passare la nuttata, il mascalzone latino, il Lazzaro felice, l’uomo in blues, il musicante on the road, il neomadrigalista, cantautore che negli anni in cui dominava il messaggio non mise mai in secondo piano la musica, pur avendo cose da dire, e che cose”. A me piace pensarlo con la semplicità di un uomo che abbraccia la sua chitarra e fa quello che un bluesman sa fare: una musica che tocca l’anima.