TOTO ~ La perfezione ~
Written by Angelo Moscara on May 1, 2023
Ci sono band che su disco fanno i numeri e dal vivo si rivelano un disastro. I Toto invece no: nati a Los Angeles nel 1978 mettono subito in chiaro di che pasta sono fatti e diventano una delle migliori formazioni pop-rock degli anni Ottanta. In studio come dal vivo. La loro storia, almeno all’inizio, è tutta una questione di passare dalle retrovie ai riflettori della gloria.
Le retrovie sono gli studi di registrazione, nei quali i membri della futura band si fanno le ossa come session man, vale a dire quel tipo di musicista che grazie alla notevole preparazione musicale e tecnica viene impiegato nei dischi altrui per fornire un accompagnamento con gli attributi. La gloria arriva quando decidono di fondare un gruppo tutto loro ed è rappresentata dall’enorme successo di brani come “Hold The Line”, “Africa” e “Rossana”. Il passaggio sotto i riflettori è il classico fulmine a ciel sereno: per quel che ne sa il pubblico, il giorno del loro debutto discografico i Toto sembrano arrivare dal nulla. Per esempio, non hanno dovuto fare come tutti i colleghi del tempo: niente concerti in qualunque locale sia disposto a farti suonare, niente demo che passano da una casa discografica all’altra in cerca di un contratto, niente di tutto questo. Il motivo è semplice: quelli del giro, quelli che possono farti firmare un contratto, sanno benissimo chi sono, quanto sono bravi e quale è il loro livello di professionalità in sala di registrazione.
Non solo: il nucleo principale dei Toto ha suonato nell’album di Boz Scaggs “Silk Degrees” (1976), che vende un sacco e fa impazzire la critica grazie all’originale miscela di elementi pop, rock e disco. Insomma: quando i sei musicisti decidono di formare una band tutta loro hanno già tutte le carte in regola per meritarsi un contratto. A proposito, i fondatori dei Toto sono David Paich (classe 1954, tastierista e cantante), Steve Lukather (classe 1957, chitarrista e cantante), Bobby Kimball (vero nome Robert Toteaux, classe 1947, cantante), Steve Porcaro (classe 1957, tastiere), David Hungate (classe 1948, bassista) e Jeff Porcaro (classe 1954, batterista). Alcuni di loro arrivano da famiglie di musicisti: David Paich, per esempio, è figlio dell’arrangiatore Marty Paich, mentre il percussionista Joe Porcaro è il padre dei fratelli Porcaro (detto fra parentesi: sono David Paich, David Hungate e Jeff Porcaro a suonare in “Silk Degrees”). L’esordio discografico dei Toto è per il 1978, grazie all’album omonimo “Toto”: il disco entra nella top 10 statunitense, vende 2 milioni di copie e contiene il singolo “Hold The Line” (che diventa uno dei brani più famosi della loro intera carriera e si guadagna il disco d’oro). Con premesse di questo tipo c’è di che sperare in un proseguimento da urlo, invece i successivi “Hydra” (1979) e “Turn Back” (1981) rimangono al di sotto delle aspettative commerciali. Non che la qualità sia calata: è semplicemente che il pubblico reagisce con minore entusiasmo. A rimettere le cose a posto ci pensa il lavoro seguente: “Toto IV” (1982) diventa più volte disco di platino, sforna i singoli “Africa” (primo posto in classifica), “I Won’t Hold You Back” (che entra in top 10) e “Rossana” (anch’esso in top 10 e dedicato all’allora fidanzata di Steve Lukather, l’attrice Rossana Arquette). E non finisce qui, perché nell’edizione del 1982 “Toto IV” riceve un bel po’ di Grammy Award: “Rossana” si aggiudica quelli per il singolo dell’anno, la migliore performance vocale pop e il migliore arrangiamento. Tre premi anche per l’album: disco dell’anno, migliore registrazione e migliore produzione (assegnata alla band).
Dopo la tournée mondiale e nel corso della preproduzione dell’album successivo, la formazione va incontro a un piccolo terremoto: il bassista David Hungate viene sostituito da Mike Porcaro (classe 1955), mentre il cantante solista Bobby Kimball lascia il posto a Dennis ‘Fergie’ Frederiksen (classe 1951, in arrivo dai Le Roux). Nel 1984 i Toto realizzano la colonna sonora del film “Dune” (regia di David Linch) e a novembre Columbia Records pubblica “Isolation”: l’album diventa d’oro, ma vende meno di quanto sperato (nonostante il discreto successo dei singoli “Stranger In Town” e “Holyanna”). Poi comincia una lunga serie di cambiamenti all’interno della formazione: in occasione di “Fahrenheit” (1986, sesto disco dei Toto), il nuovo cantante solista è Joseph Williams, figlio del compositore e direttore d’orchestra John Williams. Steve Porcaro lascia la band poco prima della pubblicazione di “The Seventh One” (1988, che in Europa lancia verso il successo i singoli “Pamela” e “Stop Loving You”). Nel 1990 i Toto realizzano il loro primo greatest hits e pubblicano “Past To Present 1977-1990”. È in questa occasione, in particolare nei quattro brani originali della compilation, che la formazione vede protagonista la voce di Jean-Michel Byron al posto di Williams. Il nuovo arrivato dura poco, però, e presto lo scettro del cantante solista passa a Steve Lukather. “Kingdom Of Desire” (1993) esce col lutto al braccio: poco prima della pubblicazione, infatti, Jeff Porcaro muore a causa di un attacco cardiaco causato da una reazione allergica ai pesticidi che stava spargendo nel giardino di casa.
La band decide di continuare, perché questo avrebbe voluto Jeff. Solo che sostituire uno dei migliori batteristi in circolazione non è cosa facile e ci vogliono tutto il coraggio e il talento di Simon Phillips per sedersi dietro i tamburi nel corso della tournée mondiale. L’esperimento funziona e Phillips viene integrato stabilmente nei Toto: il suo esordio in studio è col successivo “Tambu” (1995), che conferma il maggiore successo commerciale in Europa e Giappone piuttosto che in patria, un trend ormai stabilizzatosi da qualche tempo. Barcamenandosi fra numerosi progetti solisti, i Toto tornano a lavorare insieme con “Mindfields” (1999), che vede il ritorno di Bobby Kimball dopo un’assenza durata 15 anni. Quello che segue sono numerose compilation, qualche ristampa e un sacco di esibizioni dal vivo.