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Storia di un successo: David Guetta

Written by on September 22, 2011

C’è stato un tempo in cui a David Guetta, dj superstar fra i più richiesti al mondo, «ridevano in faccia» all’idea che un francese mettesse i dischi. È lui stesso a raccontarlo: «La prima volta che sono stato a Ibiza volevo a tutti i costi suonarci. Ma i grandi dj erano tutti americani e quando mi proponevo, distribuendo io stesso i volantini delle mie serate, mi ridevano in faccia, pensando non ci fosse alcuna scena dance in Francia».

Ci sono voluti anni, ma il biondo 41enne parigino è riuscito a dimostrare il contrario, spingendosi ben oltre i confini nazionali ed europei, fino a diventare un fenomeno mondiale, con 5 milioni di album e 17 milioni di singoli venduti, complice un indovinatissimo brand, ‘F*** me, Ìm famous’, creato insieme alla moglie Cathy proprio per ironizzare «sul fatto che io non ero famoso e me ne stavo a guardare, tagliato fuori dal gioco». Oltre ad abbattere qualsiasi barriera geografica, i suoi tormentoni dance sono riusciti a «creare un nuovo standard della musica pop», sostiene, facendo diventare mainstream ciò che era underground e rimescolando le carte dell’offerta radiofonica.

 

«I tempi sono cambiati, le nuove generazioni sono cresciute a hip hop ed elettronica e la canzone tradizionale, in Francia, ma credo anche in Italia, è roba vecchia – ha raccontato oggi a Milano -. È successo anche con il rap e con il rock: erano generi di nicchia e poi sono diventati il nuovo standard. Ma la mia musica affonda un piede nell’underground e l’altro nel pop perchè non faccio distinzioni: mi interessa solo che sia buona musica». Guetta mantiene vive entrambe le sue anime anche nell’ultimo disco ‘Nothing but the Beat’, uscito lo scorso 30 agosto, dove ha affiancato a 14 brani pop un secondo album elettronico di 10 tracce, senza parti cantate. Il disco vanta un «cast da sogno» fra Will.i.am dei Black Eyed Peas, Snoop Dogg, Akon, Usher, 50 Cent, Timbaland o la nuova rivelazione Sia. «Non credo ci siano mai state così tante star fantastiche e così tanto talento in uno stesso album», commenta il dj.

E la speranza è che «chi ascolta il pop in radio magari sia incuriosito dai pezzi puramente elettronici», mentre i puristi dell’elettronica si soffermino anche su brani più commerciali: «Io non ho barriere e non capisco perchè si debbano trattare le masse come stupide. Quando vedo la tv, ad esempio, divento matto».

[fonte: Unita.it]


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