‘Rock in Rio’, un festival da alti e bassi
Written by Administrator on October 10, 2011
Un festival “politicamente corretto”, caratterizzato dalla diversità di generi e stili musicali, con un invidiabile parterre di artisti, ma senza grandi scosse di adrenalina. L’edizione 2011 di ‘Rock in Rio’ – appena conclusa a Rio de Janeiro, dove il festival è tornato dopo 10 anni di assenza – doveva essere il primo vero test di un grande evento internazionale nella metropoli carioca in vista dei Mondiali del 2014 e delle Olimpiadi del 2016.
Forse anche per questo l’organizzazione del megashow (ci sono andate 700 mila persone) non ha voluto rischiare, proponendo una maratona di concerti – 170 attrazioni per 98 ore di musica – in grado di accontentare i gusti più svariati. Una scelta eclettica, con incursioni generose nel pop, che ha fatto storcere il naso ai puristi, ma che in compenso ha deflagrato l’allegria di ogni tipo di fan. L’immensa arena dove sì è svolta la festa – 150 mila metri quadrati – più che una Città del rock ha quindi avuto l’aspetto di una Disneyland musicale, con tanto di ruota gigante, montagne russe e persino una strada imitazione di New Orleans. Per intrattenere il pubblico, del resto, non si è badato a spese: oltre 20 milioni di euro, per lo più coperti dagli sponsor. Un obiettivo centrato, visto che la maggior parte dei visitatori, nei sette giorni di programmazione, era composta più da famiglie in armonia che da rockettari scapestrati. Se i genitori erano lì per applaudire i gruppi storici, come Guns’n’Roses e Red Hot Chili Peppers, i figli adolescenti hanno concentrato le attenzioni sulle popstar del momento, come Shakira e Rihanna.
Il clima ‘pace e amore’, più che la voglia di trasgressione, ha così dominato la platea e contagiato anche gli ospiti sul palco. Persino nella notte dedicata all’hard rock, i Metallica – tra le band più attese – hanno sì suonato all’altezza delle aspettative, sfoggiando le loro hit più famose, ma senza causare emozioni forti. Chi ci ha provato non ha avuto successo: l’americana Kesha prima ha cosparso il corpo con sangue finto, poi ha distrutto la chitarra sul palco, imitando alcuni immortali del rock. Ma la performance è apparsa forzata, oltre che poco originale. Tra le gradite sorprese del festival, invece, si sono distinti Stevie Wonder (sempre intonatissimo e carismatico, nonostante l’età) e la rivelazione ‘soul’ Janelle Monae. Deludente Katy Perry: abusando di un look infantile, ha investito sulla simpatia ma mostrato anche i propri limiti vocali dal vivo. Il resto ha seguito un repertorio abbastanza scontato: Elton John, Lenny Kravitz, Jamiroquai, Coldplay hanno fatto le loro apparizioni e divertito, lasciando però una sensazione di ‘deja vu’. Quanto alla macchina organizzativa, pur riuscendo ad evitare incidenti gravi, ha ancora bisogno di essere rodata. Tra i maggiori reclami, le centinaia di furti registrati (417 casi ufficiali, a dispetto del forte schema di sicurezza montato per l’occasione), i gravi disagi derivanti dal traffico automobilistico, che ha provocato un nodo in tutta la città, e i disservizi dei mezzi pubblici. Ordini di problemi che gli organizzatori promettono di risolvere da qui ai prossimi due anni. Perché nel settembre 2013 – è decisione delle ultime ore – si ricomincia: la città del samba si trasformerà, nuovamente, in capitale mondiale della musica.