Nerviano Medical Sciences in pericolo
Written by Administrator on March 30, 2009
Tutti in libertà. Scimmie, roditori, cani: gli animali cavia «rischiano » di tornare liberi. Perché «se noi siamo imprigionati dai debiti, senza via di fuga, loro potrebbero morire di fame». E se qualcuno non li aiuta «la struttura chiude». Per questo i dipendenti hanno deciso di aprire le gabbie, per offrire agli animali («almeno a loro») una speranza. Il Nerviano Medical Sciences, centro di ricerca per i trattamenti antitumorali, rischia il fallimento. «Mancano 60 milioni. E per risolvere una crisi che si trascina da tempo ci vorrebbe un miracolo», spiega Francesco Colotta, vice presidente. E che considerando la proprietà, Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione, sembra quasi un eufemismo.
Il centro è soffocato dai debiti ed è stato messo in vendita. Per Colotta, «basterebbero pochi mesi d’attesa perché stiamo chiudendo una trattativa importante con la multinazionale Pfizer». Ma il tempo stringe. Il 3 aprile, secondo le comunicazioni ufficiali, quasi 800 lavoratori, tra ricercatori e dipendenti, saranno licenziati. E il centro abbandonato. Lo stesso che è fiore all’occhiello della ricerca italiana. E che cura, grazie ai suoi preparati, 200 pazienti terminali in tutto il mondo. Dagli Stati Uniti all’Europa. «Abbiamo raggiunto risultati straordinari: come allungare la vita ad alcune persone». Preparati «contesi da case farmaceutiche». Scoperte che «ci hanno fatto meritare una fama internazionale».
Anche il Wall Street Journal ha parlato del centro alle porte di Milano. Ed è evidente che «se chiudiamo, tutte queste risorse saranno abbandonate». Macchinari «all’avanguardia» e professionalità «invidiate». Senza contare l’aspetto etico. «Dovremmo interrompere le cure di chi si è affidato a noi». La proprietà, giusto mercoledì sera, ha scritto ai ministri Gelmini, Tremonti e Sacconi: «È necessario costituire un tavolo per convincere la banche ad aiutarci». Una garanzia per un prestito ponte, in attesa delle entrate. I dipendenti, invece, si sono rivolti all’arcivescovo Dionigi Tettamanzi. Un appello perché «non si proceda alla chiusura». Per ora nessuna risposta.
Ma i primi a «rischiare» sono gli animali. Circa 150 primati («scimmie pagate quasi 5mila euro l’una»), un centinaio di cani e 500 roditori. «La prossima settimana finiranno le scorte di cibo», spiega Giorgio Ornati della Rsu. E siccome mancano i fondi, «non si sa cosa accadrà». Certo è che se «non interviene qualcuno, apriremo le gabbie». Una protesta. E un vero disastro. «Senza contare che in Italia il nostro è l’unico centro ad avere dei primati». E senza questi macachi, non si può procedere con la ricerca. Perché un farmaco antitumorale, prima di essere somministrato a un paziente, «per legge deve essere testato su questi animali». Sorti legate allo stesso filo, «sempre più sottile». In ballo c’è anche il destino dell’intera comunità di Nerviano («il centro è nato nel 1965. E nel 2004 è passato alla società che fa capo in Vaticano»). Tanto da preoccupare il sindaco che sta seguendo la situazione. A partire dal presidio che lunedì i lavoratori faranno davanti alla Regione. «Il presidente Formigoni ha accettato l’incontro». Una speranza di aprire la trattativa. «Prima di aprire le gabbie».