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Lusaka-Londra su una Bici in Bamboo 1a Settimana

Written by on July 6, 2012

Lusaka-Londra su una Bici in BambooEcco il resoconto con le parole di Matteo della prima settimana di questo importante avvenimento che Radio Punto segue con particolare attenzione e che promuove attraverso i propri canali d comunicazione.

 

 

 

 

Prima Tappa

Chongwe Royal Palace della Chieftness Nkomesha S 15°23.228’ E 028°44.891’ – Shingela Kamkumba Basic School S 15°.242’ E 29°.161’ Km 72

La cerimonia è stata sobria e toccante. Mi hanno molto colpito i canti e le preghiere per assicurare al viaggiatore, cioè io, un viaggio sicuro e la partenza collettiva in bici di autorità locali, ambasciatore italiano, con la maglietta Sport2build, e simpatizzanti vari, in particolare uno che mi ha seguito, sudando a dismisura per i primi 12 km di sterrato pieno di pietre che dal Palace portano alla strada per Chipata.

La tappa è andata bene nonostante il vento contrario, ho l’impressione che mi darà fastidio fino a Chipata. Continui su e giù, aria fresca, erba dorata piegata verso di me, e camion pieni di carbone oltre ogni possible immaginazione sono la stati la coreografia di questa tappa.

Ho trovato da dormire alla Shingela Kamkumba Basic School, dopo aver vagliato tutte le possibili soluzioni, il vice preside mi ha alloggiato nell’aula professori, uscendo mi ha detto non aver paura se senti rumori è solo che è pieno di pipistrelli!

Seconda tappa

Shingela Kamkumba Basic School S 15°.242’ E 29°.161’ – Luangwa S 15°.626 E 30°.404 132 km

Appena uscito dal cortile della scuola sono stato accolto dal solito freddo vento contrario. La scuola, come tante in Zambia, era sprovvista di energia elettrica così, non volendo ‘bucare’ il camping gaz alla prima tappa ho cenato con il tris di barrette: cereali alla fragola, cereali con miele e pronutro. Sarà per questo che dopo una goduriosa discesa in cui ho superato i 60 km/h, mi si è spenta la luce. Crisi di fame! Mi sono fermato in cima ad una salita, di fronte ad una chiesa dei Testimoni di Geova, mentre ingurgitavo ancora le barrette, vedo una coppia, che corre su per la salita con una ventiquattrore che sembra pesante, capisco subito che il loro obbiettivo sono io, quando mi raggiungono mi dicono ‘Dio ti vuole bene’ e mi danno il loro giornalino, che infilo sotto le corde che tengono tenda e sacco a pelo, vanno via contenti per aver portato a termine la missione. Sul giornalino c’è un articolo su come sopravvivere se il tuo reddito si reduce drasticamente!

La strada oggi costeggiava il confine Nord del Lower Zambesi National Park, ma non ho visto animali vivi, solo tre ‘stirati’ da qualche camion, una iena, una specie di iguana gigante e un serpente verde smeraldo che sembrava messo sulla strada coi trasferelli.

Alla fine della tappa, al culmine di ogni salita speravo di vedere il fiume Luangwa che da il nome alla cittadina da cui scrivo , ma il fiume mi è apparso solo alla fine … il gestore del River Camp dove mi trovo ha espresso dubbi sulla resistenza della mia bamboo bike … si ricrederà!

Terza tappa

Luangwa S 15°.626 E 30°.404   – Nyimba S 14° 33.473’ E 30°49.468’ 105 km

I bambini che abitano vicino ai lodge o ai parchi chiedono sempre qualcosa, il contatto con il turista musungu gli ha tolto quella purezza e curiosità che c’è nei coetanei che incontro nei villaggi lontani da luoghi ameni. Vicino ai lodge chiedono, o meglio dicono: ‘Dammi una caramella!’, ‘Dov’è la mia penna?’ ‘Dove il mio quaderno?’ ‘Dammi soldi!’. Dalle altre parti c’è più curiosità: ‘Da dove vieni?’, ‘Dove vai?’, ‘Perchè hai la bicicletta di legno?’, ‘Come mai parli nianja?’. La cosa più triste è che questi comportamenti, che noi abbiamo introdotto, sono poi incoraggiati dai genitori. E’ anche così che parte il business dall’assistenzialismo.

Finalmente c’è il sole, non c’è vento e il Mozambico è li sulla riva opposta, penso si possa guadare il fiume Luangwa anche a piedi perchè l’acqua è poca e sono emersi tanti isolotti, mi viene in mente il mio amico Moses i cui nonni furono uccisi dai ribelli mozambicani che facevano razzie in Zambia. Appena dopo il ponte, come previsto, la strada inizia a salire per alcuni kilometri, le gocce di sudore cadono sulla strada, seguendo sempre lo stesso percorso fronte, occhiali, naso. Ci sono tante scimmie, zero villaggi solo case sparse qua e la. Nessun kantemba. Quando l’acqua finisce, l’unica cosa che trovo che gli assomigli è una canna da zucchero di diametro triplo di quelle che ci sono a Kafue. Strapparne con i denti un pezzo, succhiarlo, sentire l’acqua dolce che esce e infine sputare i residui fa tornare bambini.

Quarta tappa
Nyimba S 14° 33.473’ E 30°49.468’ – Sinda S 14° 12.985’ E 31°45.689’ 116 km

Ho molti tifosi sulla strada, la maggior parte bambini, spesso, c’è un bambino vedetta che appena mi vede urla ‘musungu, musungu …’ e corre come un pazzo a chiamare amici e fratelli che poi a loro volta escono correndo a salutarmi. Altre volte come oggi un nutrito gruppo di bambini di quarta elementare mi ha accompagnato correndo lungo una salita di 700 metri. Oggi oltre ai soliti ‘How are you?’ e ‘Muli bwanji?’ ho sentito due volte ‘How old are you?’ … 43 ho detto …

Oggi ero partito verso le 7,30, avevo una mezza idea di tentare di raggiungere Katete una trentina di km più avanti rispetto a dove mi trovo ora. Ma non avevo tenuto conto del vento contrario! Odio il vento contrario, mi innervosisce, e mi fa incazzare quando, come oggi, è così forte, che ti blocca anche in discesa, tutta quell’erba alta ai lati della strada piegata, protesa in avanti, mi da un senso di soffocamento. Irritato e fonato dal vento a 20 km dalla partenza a Chipembe, sono entrato in una tavern sperando di trovare dell’acqua, l’acqua non c’era, ma in compenso il muro, era tappezzato in maniera impeccabile, di articoli della nazionale zambiana di calcio dall’inizio ai giorni nostri, tra i quali capeggiava una fotografia della nazionale scomparsa in un incidente aereo in Gabon, quella stessa nazionale che aveva mazzulato un’Italia ‘turistica’ alle Olimiadi di Seul nel 1988

Quinta tappa

Sinda S 14° 12.985’ E 31°45.689’ – Chipata S13°37.853’ E 32°37.553 121 km

Per chi dovesse passare da Chipata in bicicletta, o con poca benzina, è bene sapere che dal mega cartello ‘Welcome to Chipata’, in teoria la porta d’ingresso al capoluogo dell’Eastern Province, alla città vera ci sono circa sette kilometri, grazie a Dio ho fatto gli ultimo 10 con Ndeke, un contadino che pedalava con gli stivali ed era molto interessato al mio viaggio. Mi ha detto che l’unico lavoro disponibile per lui è coltivare la terra. Chiaccherando e dividendoci le bananine, che avevo comprato al mercato di Katete, abbiamo raggiunto la meta prima delle 17.

La curiosità è femmina! Oggi al mercato di Katete sono stato assalito dalle domande delle fruttivendole, ‘Bamboo?’, ‘Come sono uniti i tubi?’, ‘E’ resistente?’ Erano realmente interessate, non come un paio di mariti che guardavano la bici inebetiti. Come molti altri che ho incontrato non ci credevano che fosse fatta in Zambia! C’è un po’ questa idea che una cosa bella venga per forza da Europa e Stati Uniti. Una signora mi ha detto ‘ok è fatta in Zambia ma il bamboo l’hai portato tu dall’Italia!’.

A Katete ho rivisto i bici taxi, i boda boda in Kenya che qui, se non ho capito male, chiamano delivery. In Zambia non sono per niente comuni, sarà la vicinanza con il Malawi, ricordo di averne visti molti a Lilongwe. Sopra il portapacchi hanno un comodo sellone dove ci si può sedere a cavalcioni o di traverso come sulle Lambrette negli anni 60. Non penso siano molto più economici dei taxi motorizzati.

Nel ‘bush’ ci si orienta un po’ per scuole, ne ho viste tantissime con motti belli e molto impegnativi: ‘L’educazione scolatistica è un investimento’, ‘ Dove inizi a imparare con successo’, … però nelle scuole governative si inizia a leggere e scrivere in media in terza elementare. Le Nazioni Unite hanno dato per raggiunto in anticipo il Millenium Development Goal sull’educazione primaria per tutti …

Sesta tappa

Chipata S13°37.853’ E 32°37.553 – Kawinga Kamkwesi Basic School S12° 42.571’ E 32° 55.083 124 km

Aspetto una tappa piatta e col vento a favore, come un carcerato aspetta di vedere la sua donna. Questa mattina il vento si è scatenato violentemente poi dal 50° kilometro in poi si è calmato, e quando già assaporavo il colpaccio di arrivare a Lundazi, ho trovato un grosso cartello giallo che diceva attenzione strada in rifacimento e piena di buche! La strada è passata da asfaltata a sterrata, con traffico limitato ai mezzi impegnati nei lavori. Ho conosciuto il bengalese che supervisionava i lavori per conto dell’impresa indiana che ha in appalto i lavori, la geografia dell’economia è cambiata, e sta modificandosi ancora.

Ho conosciuto Mr. Tapson Njere capovillaggio (headman) di Magodi Jere della tribù Ngoni. Gli Ngoni sono discendenti di Shaka Zulu, sudafricano, il cui esercito diede filo da torcere agli Inglesi prima e ai Boeri poi. Oggi rimane, ogni anno in febbraio, la festa tradizionale chiamata Nc’wala Ceremony nell’arena che ho incontrato prima di Chipata.

Sul percorso oggi oltre alle solite taverne anche tanti mulini, e all’inizio gli spaccapietre, tra loro molte donne, che come condannati ai lavori forzati riducono a pezzi pietre di grandi dimensioni, con lo scalpello e il martello.

Anche Chisi, il vice direttore della Kamkwesi Basic School, che mi ha ospitato meglio che in un albergo in casa sua è Ngoni. Mi ha elencato una serie di scuole che ci sono nella zona e la sua ha 416 studenti così gli ho detto ‘ci saranno tante famiglie qui in giro, dalla strada non sembrerebbe’ e lui mi ha risposto ridendo ‘le famiglie non sono tantissime, il fatto è che qui sono Tumbuka, una tribù che accetta la poligamia, ci sono uomini con più di tre mogli e quindici figli’. Penso avesse un po’ d’invidia mentre parlava.

La casa è essenziale con il tipico porta televisione ad arco di metallo, dove trovano posto anche uno stereo, un dvd e delle casse abbastanza potenti. L’elettricità non c’è e il tutto funziona con una batteria della macchina. Il soggiorno è tappezzato di calendari celebrativi ed educativi quello dello Zambia Campione d’Africa 2012, quello del PF il partito che ha vinto per la prima volta le elezioni a settembre, quello dei più grandi leader del mondo, e infine, il mio preferito quello con tutti i presidenti africani.

Settima tappa

Kawinga Kamkwesi Basic School S12° 42.571’ E 32° 55.083 – Lundazi S12° 85.496’ E 33° 20.196’ 57 km

La tappa di oggi è stata breve e su terreno sconnesso. Sconnesso è un eufemismo. Le strade sterrate che sono sempre state sterrate anche quando malconcie hanno una loro dolcezza di fondo, seguendo le tracce delle bici che son passate prima si riesce a pedalare con continuità, se si entra in una buca se ne esce elasticamente, in discesa si può osare e divertirsi senza paura di scartavetrarsi troppo. Le strade sterrate che furono asfaltate, come i ricchi che diventano poveri, non riescono ad abituarsi alla nuova situazione sono spigolose dispettose, quando si entra in una buca, o si passa dove dell’originario catrame sono rimasti solo delle striscioline, si viene sbalzati e sobbalzati, braccia, schiena e culo subiscono spiacevoli contraccolpi, in discesa si deve andare piano e stando spesso sui pedali.

La strada di oggi appartiene alla seconda categoria. Tra la strada e la brevità della tappa non mi hanno mai fatto prendere il ritmo giusto. Domani entrerò in Malawi che è qui a 17 km, un anziano con lunga barba bianca mi ha detto ‘kilomtetri non so, ma sono 9 miglia’.

Stiamo per uscire dallo Zambia ed è tempo di fare un po’ di conti, forse sono leggermente indietro nella tabella di marcia, ma conto di recuperare nelle prossime tappe più piatte, queste le tappe:

 

Data

Partenza

Arrivo

Km

15/06/2012

Chongwe

Shingela

72

16/06/2012

Shingela

Luangwa Bridge

132

17/06/2012

Luangwa Bridge

Nyimba

105

18/06/2012

Nyimba

Sinda

116

19/06/2012

Sinda

Chipata

121

20/06/2012

Chipata

Kawinga

124

21/06/2012

Kawinga

Lundazi

57

Totale

727

 

Probabilmente la scelta di passare da Lundazi, non è stata solo aritmetica, una manciata di kilometri in meno che da Lilongwe, non è stata solo voglia di vedere posti che non avevo mai visto, ma è stata la volontà inconscia di restare ancora un po’ in Zambia.


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