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L’antica musica babilonese di Stef Conner

Written by on January 12, 2015

The Flood, Il Diluvio steve connerSi chiama The Flood, Il Diluvio, ed è il primo album nella storia della musica che riporta in vita i suoni di Babilonia, le melodie che verosimilmente venivano ascoltate nelle città di Ur ed Ugarit, in Mesopotamia (l’attuale Iraq), le prime cellule della civiltà risalenti al IV millennio avanti Cristo. A pubblicare il disco è Stef Conner, artista inglese con la passione per l’archeologia e la poesia antica, che si dice soddisfatta dopo anni di lavoro.

Già da ragazzina Stef Conner si avvicina al canto grazie anche alla passione dei suoi genitori, e qualche anno dopo si laurea all’Università di York in musica (pianoforte), con un titolo di studio equivalente a quello del Conservatorio. Successivamente, quando si specializza in composizione musicale dopo un dottorato, si avvicina alla letteratura ed alla poesia babilonese, di cui comincia a subire il fascino. Le viene allora un’idea: perché non cercare di riportare in vita quelle che erano le melodie che si suonavano un tempo?



Per capire quanto innovativa e rivoluzionaria sia stata quest’impresa bisogna sapere che nell’antica Mesopotamia non esisteva la scrittura come ora la conosciamo ma tutto veniva inciso su tavolette di argilla in un codice espressivo che si esplicava con simboli cuneiformi (tutt’oggi non completamente decifrati). Gli strumenti musicali, inoltre, non erano quelli di oggi, ma oggetti soltanto ipotizzabili nel funzionamento. Conner si è messa dunque a studiare, supportata da equipe di storici e musicisti, tra cui l’arpista di fama internazionale Andy Lowings, su come dovessero “suonare” quelle parole incise, e su quali fossero le melodie più probabili dell’epoca.

Il punto di partenza, come dichiara la stessa Conner, è stata l’analisi delle Hurrian Songs, collezione di canzoni scritte in cuneiforme su tavolette ritrovate negli scavi dell’antica Ugarit. Una di queste contiene l’Hurrian Hymn a Nikkal, il più antico documento musicale esistente al mondo. Stef Conner ammette che durante questo step non ha potuto ricreare esattamente la musica babilonese, ma si è basata su intuizioni che potessero avvicinare a quella cultura, e sul testo principale della letteratura Sumero-Babilonese: il Poema di Gilgamesh.

Il passo successivo è stato quello di ricreare gli antichi strumenti. Tra questi, lalira d’oro di Ur, una particolare lira simile ad un’arpa, risalente a 4500 anni prima di Cristo (circa 6500 anni fa!) scoperta dall’archeologo Leonard Woolley durante uno scavo degli anni ’20 del ventesimo secolo (oggi conservata nel Museo Nazionale di Baghdad). Infine, la cantante britannica si è rivolta ad un ottimo ingegnere del suono, Mark Harmer, che ha ricreato le atmosfere tipiche di millenni or sono.

Il risultato è l’albumThe Flood, facente parte del più ampio progetto The Lyre Ensemblee che è stato definito da molti storici della musica Commovente, coinvolgente e vicinissimo allo spirito antico. In esso, in vendita nei negozi e online, oltre che scaricabile su iTunes, si possono trovare ballate romantiche, saghe eroiche, ninne nanne, canzoni guerriere. Molto originale anche l’idea di porre come interludi alle suonate cinque proverbi tradizionali inglesi, alcuni molto divertenti, altri decisamente più oscuri.

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