BUSTO A.: Traffico illegale di rifiuti
Written by Administrator on January 19, 2010
Scoperto dalla procura di Busto Arsizio un traffico illegale di rifiuti pericolosi. Nonostante una condanna a 6 anni di reclusione in primo grado (divenuti 5 in cassazione) e un’inchiesta per riciclaggio di danaro sporco sulle spalle, rimediata nel 2008 dalla Dda di Milano, il re dei rifiuti Salvatore Accarino non ha mai smesso di occuparsi di smaltimento illegale di rifiuti.
Lo conferma una nuova inchiesta che ha portato a 10 arresti e 41 indagati in un traffico illegale di rifiuti che aveva il suo centro a Fagnano Olona in via Colombo, all’interno di una ditta (chiamata La Valle, foto a sin.) che ufficialmente serviva da deposito e ricovero mezzi e che, invece, lavorava e trattava in maniera illegale rifiuti pericolosi, trasformandoli in rifiuti normali. L’indagine, condotta dal pm di Busto Arsizio Sabrina Ditaranto (foto a destra) in collaborazione con il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Milano, era partita da un attentato incendiario ai danni di Mario Accarino, fratello di Salvatore, e che non ha portato a risultati per quanto riguarda l’attentato. Da questo episodio è nata la nuova inchiesta che ha coinvolto il resto della famiglia Accarino con i fratelli Mario e Francesco. Nell’inchiesta sono finiti anche altri prestanome che guidavano le società di Accarino, funzionari di banca compiacenti e personale di altre società di trattamento rifiuti.
Tramite pedinamenti, riprese video e intercettazioni telefoniche la procura di Busto Arsizio ha fatto luce sulle modalità in cui il traffico illecito di rifiuti pericolosi veniva messo in atto. Secondo l’accusa, Salvatore Accarino tirava le fila di tutto schermandosi dietro a diverse società gestite da parenti e amici (Medio Ambiente 2000 e Schenone) le quali avevano l’autorizzazione al solo trasporto del rifiuto mentre, in realtà, i camion facevano tappa fissa nel deposito di Valle dove il materiale (spesso si trattava di terre piene di idrocarburi e metalli pesanti) veniva smistato e coperto con scarti di edilizia o, comunque, rifiuti non pericolosi.
Il carico, declassato a trasporto di rifiuti innocui per l’ambiente, veniva poi portato a destinazione in discariche o in altre ditte di smaltimento. Questo sistema assicurava alle società controllate da Accarino di farsi pagare per il trasporto di rifiuti pericolosi dalla ditta a monte, ad una certa cifra, e pagare lo smaltimento dei rifiuti a valle per una cifra sicuramente inferiore dopo la riclassificazione del materiale: la differenza tra la cifra incassata e quella versata per smaltire rappresenta per la procura il guadagno illecito. Gli altri reati associati sono la falsificazione di documentazione e il riciclaggio di danaro, investito nel riacquisto dei beni che gli erano stati precedentemente pignorati dalle aste fallimentari della Lombarda Spa di Olgiate Olona. Accarino, inoltre, attraverso funzionari di banca compiacenti spostava denaro dai conti intestati ai prestanome (ne aveva 21, tutti sequestrati) chiamando direttamente i direttori di filiale e ordinando operazioni che lui non poteva fare in cambio di regali o favori. Sei i funzionari di banca coinvolti nell’inchiesta.