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Bryan Ferry ~Lo Stile~

Written by on February 4, 2024

Con la sua voce profondamente soul, sofisticata e pulita, erotica e fredda al tempo stesso, e quel look sempre elegante e eclettico, Bryan Ferry è il simbolo di quanto una rivoluzione punk si possa portare avanti semplicemente ricorrendo a un sospiro ben piazzato piuttosto che a un urlo sguaiato. Erano solo i primi anni ’70 quando, insieme ai Roxy Music (di cui era il vocalist), provocò una rivoluzione del gusto musicale e del costume, a colpi di parrucchiere e incursioni nell’art-rock.

Con la sua band diede inizio a un’onda sismica, servendosi del glamour, della teatralità e di una sperimentazione selvaggia e sfrenata, sia sul piano sonoro che visivo. Dai Roxy Music hanno tratto ispirazione diversi movimenti, dal new romantic fino al prog, dalla dance alla trance. Radiohead, Moby, Suede e Pulp sono solo alcuni dei nomi contemporanei che devono qualcosa all’estetica dei Roxy. Ma, se il suo ruolo come frontman della pioneristica band è rimasto nella memoria di tutti, Ferry si è riuscito anche a ritagliare una carriera solista di successo che ha continuato il sentiero sofisticato e lussuoso, perfezionato con gli ultimi dischi dei ritrovati Roxy. Nato il 26 settembre 1945 a Washington, Inghilterra, Ferry, figlio di un minatore, intraprende la carriera musicale come vocalist con la rockband The Banshees mentre studia arte all’Università di Newcastle Upon Tyne, sotto l’occhio vigile del concettualista-pop Richard Hamilton. Più tardi si unisce ai Gas Board, un gruppo soul con Graham Simpson al basso. È con lui che, nel 1970, Ferry forma i Roxy Music.

In pochi anni la band ottiene un successo fenomenale: il loro album di debutto, “Roxy Music” del 1972 (confezionato con la prima di una lunga serie di copertine terribilmente sexy), viene accolto con entusiasmo ed è riconosciuto come uno dei più formidabili esordi che si ricordino. Potente e provocatoria miscela di pop-art e fantascienza, d’immaginazione e nostalgia, viene presto eguagliato dall’elegante e sinistro “For Your Pleasure”. Singoli come “Virginia Plain” e “Pyjamarama” danno una forte scossa alle sonnolente classifiche dell’epoca. Sull’onda di questi successi, Ferry ha l’opportunità di dar luce al suo primo album solista nel 1973. Ben lontano dal glam-rock artistico del suo gruppo, “These Foolish Things” stabilisce il cammino che tutto il lavoro successivo di Ferry, insieme ai dischi finali dei Roxy, avrebbe preso, focalizzandosi su eleganti interpretazioni synth-pop di hit degli anni ’60 come “A Hard Rain’s A-Gonna Fall” di Bob Dylan, “Sympathy For The Devil” dei Rolling Stones e “You Won’t See Me” dei Beatles. Più o meno nello stesso periodo, l’uscita dal gruppo da parte di Brian Eno mette ancora di più in primo piano la personalità di Ferry, che si trova nella condizione di doversi equamente dividere fra il suo impegno con i Roxy (insieme ai quali fra il ’73 e il ’76 sforna successi come “Stranded”, “Country Life” e “Siren”) e la sua carriera solista.

Nel 1974 il suo secondo sforzo da solo, “Another Time Another Place” è un’altra collezione di cover che vanno da “You Are My Sunshine” a “It Ain’t Me, Babe” a “Smoke Gets in Your Eyes”. Mentre i Roxy decidono di prendersi una pausa di tre anni, Ferry continua la sua strada: il suo terzo LP, “Let’s Stick Together” del 1976, include versioni rifatte, remixate e rimodellate di successi dei Roxy insieme all’usuale assortimento di cover. “In Your Mind”, del 1977 è la sua prima collezione di materiale completamente inedito; “The Bride Stripped Bare” dell’anno successivo, ispirato dalla rottura della sua relazione con la modella Jerry Hall (più tardi destinata a diventare moglie di MickJagger) e il preferito dell’autore, è diviso equamente fra canzoni nuove e cover.Nel 1979 i Roxy Music tornano insieme, in veste ancora più essenziale e raffinata, con un progetto in perfetto stile nouveau-disco, che bilancia influenze europee e americane. “Manifesto” e il suo seguito “Flesh and Blood”, arrivato alle prime posizioni delle classifiche – contengono canzoni memorabili come “Dance Away”, “Angel Eyes”, “Oh Yeah” e “Over You”, oltre a una toccante versione di “Jealous Guy” di John Lennon. Il pezzo regala al gruppo la prima numero uno della classifica britannica .

Nel 1982, “Avalon”, ultimo album dei Roxy Music, sognante e suggestivo, affina ulteriormente l’arte della sfumatura e il potere evocativo del gruppo. Un uso tanto sensuale delle tessiture e una tale capacità di creare atmosfere magiche aleggiano ancora in tutti i successivi album solisti di Bryan Ferry: “Boys And Gilrs” (il suo primo ‘ufficiale’ da solista dopo lo scioglimento dei Roxy, arrivato alla nr. 1 in Gran Bretagna grazie a hit come “Slave To Love” e “Don’t Stop The Dance”), “Bete Noire” (che vede la collaborazione con l’ex-chitarrista degli Smiths Johnny Marry su “The Right Stuff” e la concretizzazione del successo in America grazie a “Kiss And Tell”), “Taxi” e “Mamouna”. Nel 1999, “As Time Goes By” esplora lo spirito e la passione che animavano i grandi compositori dei sofisticati anni Trenta: canzoni immortali studiate e sconvolte dall’uomo che, nel corso degli anni, è stato definito ‘il godfather dello stile’ e ‘l’inglese più cool che esista’. Dopo un altro breve tour a supporto del disco, si cominciano a spargere le voci di una reunion dei Roxy Music. L’estate successiva, l’inimmaginabile si avvera quando Ferry, insieme a Andy Mackay e Phil Manzanera si imbarcano in una serie di concerti in Europa e America. E’ una celebrazione di tutte le hit più conosciute della band dopo decenni di silenzio.

Nell’estate 2002, Ferry ritorna ai suoi impegni solisti per l’elettrizzante “Frantic”, un album dove le fascinose canzoni scritte da lui si fondono perfettamente con una manciata di cover di grande forza emotiva. Il disco, in gran parte registrato ‘live’ (pratica poco usuale nell’epoca dei sample e della musica digitale), vede la partecipazione di alcuni grandi musicisti. Fra essi citiamo Jonny Greenwood dei Radiohead, Dave Stewart (co-autore di alcune tracce) e lo stesso Brian Eno, che scrive con Ferry la canzone di chiusura del disco, “I Thought” e suona in “Goddess of Love” (un pezzo dedicato a Marilyn Monroe). Dal punto di vista dei contenuti – per la gioia dei vecchi fan dei Roxy, Ferry rivisita e rafforza temi che ha già esplorato in passato, amore, sensualità, desiderio, case di sogno e poetica dylaniana. Vi si trovano canzoni ispirate da arie medievali come inni cyberpunk che affondano le proprie radici nella visione della realtà di Orson Welles. A supporto dell’uscita del disco, a maggio Bryan si imbarca in un tour europeo, che lo porta in Italia a fine luglio. Il 26 ottobre 2010 pubblica un nuovo album di inediti dal titolo “Olympia”, anticipato dal singolo “You Can Dance”. Per questo lavoro, Ferry torna per la prima volta dal 1973 (anno di pubblicazione di “For Your Pleasure”), in studio con i Roxy Music: Phil Manzanera, Andy Mackay e Brian Eno.