Big Ones
Written by Roberto on April 5, 2010
Non ci sono aerei in business class, ma una monovolume per sei persone compresi gli strumenti, inventandosi ogni volta lo spazio per la batteria e gli amplificatori delle chitarre. Non ci sono roadie a montare e smontare gli strumenti sul palco: si fa tutto da soli.
Non ci sono suite in hotel di lusso, ma un viaggio notturno verso casa per riabbracciare compagne, trovandole magari imbronciate perché non comprendono pienamente questa esistenza on the road. Non ci sono cachet a quattro zeri, ma rimborsi spese che a volte nemmeno coprono le spese per un paio di birre in più.
È duro coltivare i sogni di rock’n’roll. La realtà delle tribute band non è uno spot pubblicitario: non c’è la barista bionda, bella e che suona pure bene le tastiere. Fortunatamente, però, nella realtà delle tribute band ci sono i fan. Più appassionati delle groupies: pronti anche loro a qualche sacrificio pur di raggiungere ovunque la band e condividere quei sogni di rock’n’roll. Le tribute band sono un fenomeno live in forte ascesa: i loro concerti richiamano migliaia di spettatori paganti. Mille o più persone pronte a spendere soldi per sentire il tuo concerto sono un sogno che qualche artista già famosa e con un disco multiplatino deve ancora realizzare. Per le migliori tribute band è la regola.
È la febbre di ogni sabato sera anche per i Big Ones: il miglior gruppo di tributo agli Aerosmith in Italia. Quando i loro amplificatori iniziano a pompare adrenalina rock, svanisce il pensiero dei sacrifici: c’è spazio solo per sudore e passione. E talento! Il pubblico viene letteralmente ipnotizzato dal carisma del frontman Renzo D’Aprano, che fisicamente è il sosia di Steven Tyler, ma non è il suo clone vocale. La voce graffiata di Renzo interpreta le hit degli Aerosmith con uno stile personale, rendendo omaggio alla band americana senza mai scadere nella semplice imitazione.
Il talento dei Big Ones è stato riconosciuto dagli stessi Aerosmith in uno storico incontro a Monaco. “Abbiamo incontrato la band in occasione della presentazione del loro album “Just Push Play”. – ricorda Renzo – Ho chiesto a Tyler cosa serve per avere un briciolo del loro successo, oltre naturalmente alla passione e la voglia di lavorare duro. Mi ha risposto il bassista Tom Hamilton: “La tua faccia è già un grande punto di partenza”. E Steven ha annuito, facendosi una risata”.
La faccia del frontman Renzo, dunque, è quella giusta. Da sola, però, non è sufficiente. È indispensabile il talento. E i Big Ones il loro talento l’hanno affinato in migliaia di concerti in Italia e all’estero. In Olanda hanno entusiasmato 40 mila persone con un live possente al Superally, un motoraduno annuale di grande prestigio internazionale. Per la sua straripante energia sul palco, il sestetto di Latina è stato scelto come testimonial di “Guitar Hero Aerosmith” e invitato a esibirsi nell’evento italiano di presentazione del gioco per Playstation e X-Box.
I sogni di rock’n’roll a volte si avverano. E in modo clamoroso. I Big Ones sono la prima tribute band italiana a firmare un contratto con una major discografica. Il disco d’esordio “Altro che eroi” è un notevole balzo in avanti nel percorso artistico dei Big Ones: sei canzoni inedite e in italiano.
“Il rock non esige per forza l’inglese: l’importante è farlo col cuore e l’intenzione giusta. Abbiamo scelto di cantare in italiano per dare maggior risalto ai testi, che nelle nostre canzoni hanno la stessa importanza della musica, perché narrano in modo genuino e sincero la nostra vita. Dopo un primo esperimento con la ballad “Stringimi ancora”, accolta con entusiasmo dalla gente nei concerti, abbiamo avuto maggiore consapevolezza nella nostra capacità di esprimerci in italiano. Abbiamo scritto di getto molte più canzoni di quante ne abbiamo registrate sul disco”.
Il singolo “Vivi o no” mostra l’impronta glam-rock dell’intero disco “Altro che eroi”. Chitarre distorte, dirompenti e in alcuni momenti leggermente grunge spadroneggiano negli spartiti. Il brano “Distorto & Preistorico” dichiara già nel titolo il proprio dna sonoro. La ballad “Stringimi ancora” conferma l’attitudine dei gruppi rock di scrivere lenti dal forte impatto emotivo. E nella seconda ballad, la titletrack “Altro che eroi”, si nota una ricerca più accurata di arrangiamenti orchestrali.
Il cantante Renzo D’Aprano è il paroliere del disco, mentre le musiche sono frutto del talento corale del tastierista Gian Marco Benvenuti, del chitarrista Luca Mommi e dello stesso D’Aprano (tranne “Distorto & Preistorico” in cui la parte musicale è firmata dal bassista Massimo Conti). Il gruppo è completato da Tommy Brown alla chitarra e Yuri Baldassarre alla batteria.