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L’opinione: dalla parte del Sindaco Centinaio

Written by on March 7, 2013

area industriale

Ha fatto molto discutere in questi giorni la scelta operata dal Sindaco di Legnano, Alberto Centinaio, di cancellare attraverso una variante del Pgt vigente, la zona industriale al confine con Villa Cortese e Dairago, riqualificandola come zona agricola e ampliando il parco agricolo.

Appartengo a quella triste fascia elettorale politicamente apolide e mi sento dunque libera di commentare questa presa di posizione giudicandola per quelli che sono i fatti e non i colori politici.

Credo che la direzione presa dall’amministrazione legnanese sia una scelta di carattere e cultura. Sarebbe stato facile colonizzare altre aree verdi, far entrare nelle casse municipali in crisi, oneri di urbanizzazione e lasciare in eredità altre tonnellate di cemento al nostro territorio, ma amministrare significa anche dire dei “no”. Al veto, inoltre, verrà affiancato un censimento delle aree industriali dismesse che sono, attualmente, monumenti a un passato perduto e a una crisi trovata. Penso a quel esempio di decadenza rappresentata dalla ex area Gianazza, pessimo biglietto da visita alle porte della Città, o alle aree ex Tosi, giusto per fare due esempi immediatii. Saranno quindi identificate altre aree più idonee per un insediamento industriale. 

Altre città europee hanno fatto scuola in questa direzione, soprattutto tedesche o inglesi, riuscendo a coniugare la qualità di vita della città con l’esigenza industriale che vuole, e deve avere, aree capaci di incentivare e agevolare la ripresa produttiva. Industria però non deve significare necessariamente sfruttamento incondizionato del territorio, non deve significare imbruttimento delle città e, ancor meno, cementificazione di aree verdi, ancor più necessarie per mitigare l’impatto ambientale causato proprio dalle industrie.

Non vogliamo più tornare agli anni ’70 o a quel tipo di sfruttamento delle risorse che ci ha “regalato”, giusto per fare un altro esempio cittadino, bellezze naturali come i blocchi di schiuma del nostro fiume Olona. Auspico che questa linea di convivenza industriale e territoriale, venga portata avanti con coraggio, educando l’opinione pubblica al rispetto per la tradizione che possa essere la nostra carta vincente nel  futuro.

 

 

 


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